90anni di tradizione
Questa storia inizia a Paularo, un paesino della Carnia tra le montagne della Val d’Incarojo. Erano i primi anni del ‘900 ed Eugenio, rimasto orfano di padre,dovette subito darsi da fare. A dieci anni una stagione in malga procurò al ragazzo i soldi per il viaggio. La meta? Una bottega di arrotino di un compaesano a Graz, in Austria, lontano dalle sue terre natie. Qui voleva imparare il mestiere, ma la strada era lunga ed iniziò dai servizi più umili: pulire le scarpe, fare le faccende di casa, raccogliere le riparazioni per la città, riconsegnarle e nello stesso tempo rubare il mestiere con lo sguardo, iniziando anche a mettere le mani sulla mola sotto la guida del capo officina. Il primo gruzzoletto venne risparmiando i soldi del tram, andando a piedi al lavoro.
Dal 1903 al 1907 l’apprendistato vero e proprio che si concluse con un esame davanti al proprietario della bottega ed a una commissione esterna. Tre i tentativi possibili e se anche al terzo non passavi, ti obbligavano a cambiare mestiere. Eugenio però ci sapeva fare e l’arrotatura di tre rasoi con diverse incavature, insieme ad una cesoia da tagliatore non fu un problema.Ora era Arrotino con la A maiuscola e nessuno avrebbe potuto trattarlo come l’ultimo dei garzoni. Pensava già all’esame successivo, “il capolavoro del maestro”, necessario per aprire bottega e per il quale bisognava aver compiuto il venticinquesimo anno di età. Il tempo passava ed i risparmi si accumulavano, ben 4400 corone che voleva utilizzare per sposarsi ed aprire la sua attività. Nel frattempo, durante una vacanza al paese natio, l’incontro con Lucia, la sua futura sposa. Poco il tempo per stare insieme, ma il dialogo epistolare non mancò, anche se con qualche difficoltà. Eugenio aveva fatto solo la seconda elementare e Lucia la prima, ma la corrispondenza non mancava, anzi: il futuro arrotino rimandava all’amata i suoi scritti corretti, tanto che lei riuscì a perfezionarsi con le lettere d’amore.
Poi il rientro in Italia per la guerra, lasciando i suoi risparmi in custodia al datore di lavoro. Furono quattro lunghi anni, dove mostrando coraggio e amor patrio si guadagnò una croce di guerra ed una medaglia al valore, scampando alla morte e subendo anche la prigionia. La fine delle ostilità portò in lui sollievo ed allo stesso tempo sconforto, dato che con i risparmi di anni di lavoro ora poteva comprare al massimo un litro di latte. Ma Eugenio era di tempra forte e dopo un primo momento di smarrimento si rimbocco le maniche. Sentito che un compaesano aveva bisogno di un operaio per la sua bottega di Gorizia si fece subito avanti. In questa città lavorò per due anni, trasferendosi successivamente in Veneto, nel laboratorio del fratello del precedente datore di lavoro, ma con l’ambizione di mettersi in proprio. Per questo dopo alcuni anni si mise alla ricerca della piazza giusta che individuò nella citta di Treviso, ma Lucia, che nel frattempo aveva sposato, era di tutt’altra opinione: “Io da qui non mi muovo! Qui sei già conosciuto ed apprezzato e non ti sarà difficile farti la tua clientela!”. E aveva ragione! Il locale era piccolo e diversi erano i problemi da risolvere, ma lei insisteva: “Meglio un locale piccolo con tanta gente dentro che uno grande con dentro nessuno!”.
Venne quindi il giorno dell’apertura nell’anno della crisi e del grande freddo, il 1929. Tutto iniziò nel migliore dei modi, l’incasso fu cospicuo ed il nuovo imprenditore faceva già i conti di quali fornitori avrebbe potuto pagare, dato che la merce gli era stata fornita in fiducia. Eugenio non era però a conoscenza del voto che Lucia aveva fatto: “Ho promesso a Sant’Antonio l’intero incasso del primo giorno di lavoro per i suoi poveri.”. E fu proprio quella la destinazione del denaro….. Da allora molti furono gli avvenimenti, gli aneddoti, le gioie, i dolori, i sacrifici suoi, del figlio e dei nipoti, con un occhio al passato ed uno verso il futuro.